A Carmine Abate il Premio Campiello
Con il libro “La Collina del vento” (Mondadori), lo scrittore Carmine Abate si è aggiudicato il primo posto alla cinquantesima edizione del Premio Campiello lo scorso 2 settembre nella prestigiosa sede del Teatro la Fenice di Venezia mettendo d’accordo (una volta tanto), pubblico e critica con 98 voti su 273 votanti. Seconda, con 58 voti, si è classificata Francesca Melandri con il suo “Più alto del mare” (Rizzoli). Al terzo posto, con 49 preferenze, si è piazzato Marcello Fois con “Nel Tempo di Mezzo” (Einaudi). Al quarto e al quinto posto i giovani Marco Missiroli e Giovanni Montanaro con “Il senso dell’elefante” (Guanda) e “Tutti i colori del mondo” (Feltrinelli). La Giuria dei trecento lettori di questa edizione era così composta: 22 casalinghe, 50 imprenditori, 92 lavoratori dipendenti, 76 liberi professionisti e rappresentanti istituzionali, 36 pensionati e 24 studenti.
Il successo del suo libro, in parte autobiografico, Carmine Abate ha voluto dedicarlo ai figli e alla moglie, conosciuta quando era emigrato in Germania per lavorare in fabbrica. “Un libro che racconta scorci di esperienze personali – ha commentato Abate- ma improntato anche sulla memoria del passato, che illumina il presente, e sul passaggio di consegne tra padri e figli”. Cinquantotto anni, Abate aveva gli occhi che brillavano per l’emozione quando ha intuito di aver vinto. La sua vicenda personale è una bella storia che ha inizio nel piccolo paese di Carfizzi, in Calabria. “A 16 anni – racconta il vincitore del Campiello – mi sono imbattuto in un libro senza copertina nella dispensa di casa. Era Anna Karenina di Leone Tolstoj. Stava tra le sarde salate e i peperoni sott’olio, ma questo non mi ha impedito di far scattare la molla e da quel momento ho iniziato a scrivere”.
Durante la serata condotta da Bruno Vespa (affiancato da Gigliola Cinquetti e Anna Valle con intermezzi musicali di Arisa), c’è stato spazio anche per il vincitore dell’Opera Prima Roberto Andò con “Il trono vuoto” (Bompiani) e Dacia Maraini, cui è andato il Premio Fondazione Campiello alla carriera con la seguente motivazione: “Di libro in libro la fantasia costrutti- va di Dacia Maraini ha saputo imporsi come uno tra i più sicuri punti di riferimento della narrativa contemporanea, integrata da un fecondo esercizio in campo teatrale, da raccolte di poesia, da prose di polemica e di viaggio. La materia autobiografica, personale e familiare, le è stata prodigo serbatoio, suggerendole temi spesso drammatici e sfondi e intrecci non tutti necessaria- mente legati al presente”. Per il Campiello Giovani ha trionfato Martina Evangelisti, 19 anni di Ravenna con il racconto “Forbici”, mentre il premio Campiello Giovani dedicato alla sezione estera è stato consegnato allo svizzero Noè Albergati, 22 anni di Mugena (Ticino) per il racconto dal titolo “Solitario”.
Quasi mille gli invitati in rappresentanza del mondo culturale e industriale accolti dal Presidente di Confindustria Veneto Andrea Tomat, tra cui Gabriele Galateri di Genola, Marina Salomon, Paolo Scaroni, Mario Moretti Polegato, Andrea Riello, Luigino e Roberta Rossi, Gianfranco Zoppas, Gianni Zonin, Luigi Abete, Stefano Dolcetta, Donatella Treu, Stefano Scabbio, Vittorio Ravà. E ancora, Paolo Mie- li, Inge Feltrinelli, Cesare de Michelis, Maurizio Costa, Alessandro Bompieri, Riccardo Cavallero, Luigi Brioschi, StefanoMauri,ErnestoFranco,Marta Marzotto, Vittorio ed Elisabetta Sgarbi, Francesca Zaccariotto, Giovanni Sammartini, Enrico Marchi e Paolo Costa.
Presenti anche i rappresentanti della giuria dei letterati presieduta da Massimo Cacciari con, tra gli altri, il critico Philippe Daverio, Patrizia Sandretto Rebaudengo e Paolo Guzzanti. Tra il pubblico anche i finalisti e vincitori delle precedenti edizioni del Campiello Michela Murgia, Andrea Molesini e Federica Manzon.
Sul palco, di fronte ai cinque finalisti, erano seduti i rappresentanti del Comitato dei Fondatori Fondazione Il Campiello costituito dai Presidenti delle sette associazioni territoriali de- gli industriali veneti: Luigi Brugnaro (Venezia), Massimo Pavin (Pado- va), Alessandro Vardanega (Treviso), Giandomenico Cappellaro (Belluno Dolomiti), Giuseppe Zigliotto (Vicenza), Andrea Bolla (Verona) e Gian Michele Gambato (Rovigo). Accanto a loro Andrea Tomat, Presidente della Fondazione Il Campiello e di Confin- dustria Veneto.
Nel corso della cerimonia Tomat ha così commentato l’anniversario del pre- mio: “Una storia lunga cinquant’anni che parte da Venezia per affermarsi a livello nazionale. Con grande soddisfa- zione e orgoglio questa sera abbiamo celebrato mezzo secolo di successi, di promozione della narrativa italiana e di sinergie tra impresa e mondo del- la cultura. Risale infatti al 1962 l’idea di un premio letterario organizzato su scala nazionale dall’imprenditoria veneta; uno stimolante rapporto tra mondo economico e mondo intellettuale, con l’obiettivo di promuovere la crescita culturale a supporto dello sviluppo e del progresso economico e sociale. In questi cinquant’anni il Premio Campiello si è confermato al vertice delle competizioni letterarie del nostro Paese ed è rimasto un punto di riferimento nei progetti impresa-cultura, scandendo la storia italiana con i suoi autori e le loro opere. Libri, vincitori e non, che sono entrati nella coscienza popolare e che hanno letteralmente fatto storia”.
(Diego Mazzetto)