Venezuela, la crisi economica galleggia sul petrolio
Il Venezuela è il più importante produttore di petrolio del continente americano, oltre a essere un Paese ricco di risorse naturali, tra cui oro, ferro, alluminio, bauxite e carbone. Dopo un lungo trend positivo durante il quale l'economia venezuelana è cresciuta con forza, la situazione è peggiorata con l’avvento della crisi economica mondiale che in Venezuela non accenna a dare segni evidenti di miglioramento. Nonostante la quasi totalità dei Paesi dell’America Latina abbia infatti sperimentato una lieve ripresa economica nel corso del primo semestre del 2010dopo la crisi registrata nel 2009, il Venezuela si trova ancora nel mezzo della pesante recessione iniziata nella seconda metà del 2008 (quindi con qualche mese di ritardo rispetto ad altre economie).
Il problema tuttavia è che, a differenza di altri Paesi non ci sono segnali positivi o almeno che lascino pensare a un lieve ma concreto miglioramento della situazione. Il 2009 si è concluso con una flessione del prodotto interno lordo del 3,3%, mentre secondo i dati ufficiali pubblicati dal Banco Central de Venezuela, nel primo semestre del 2010 il Pil venezuelano ha subito una flessione del 3,5% rispetto allo stesso periodo del 2009.
L’unico segnale incoraggiante (se possiamo definirlo così) arriva dalla constatazione che la fase più critica della crisi per l’economia venezuelana sembra alle spalle: guardando i dati sulle variazioni trimestrali negli ultimi anni si può notare infatti che il Pil è passato gradualmente e in maniera continua dal +8,5% degli ultimi tre mesi del 2007 al -5,8% di fine dicembre 2009, per poi risalire lievemente nel primo trimestre a -5,2% 2010 e attestarsi a -1,9% a metà 2010. Insomma va ancora molto male, ma c’è la speranza che il trend possa finalmente essersi invertito e che piano piano l’economia venezuelana si stia mettendo sulla strada giusta.
Ulteriori conferme della mancanza di una vera e propria reazione decisa alla crisi arrivano anche dall’analisi dei dati riguardanti i contributi apportati dai singoli settori al Pil. In particolare gli ultimi dati evidenziano che il settore petrolifero, strategico per lo sviluppo del Paese, ha registrato nel primo semestre 2010 una contrazione del 3,4%, rispetto al primo semestre 2009. La frenata delle attività petrolifere è stata determinata dai tagli di produzione decisi durante l’ultima riunione dei Paesi OPEC (con lo scopo di far salire i prezzi) e da una debole domanda di prodotti energetici in generale.
Anche il Pil non petrolifero ha registrato un brutto -3,1%; in questo caso la contrazione delle attività è stata determinata soprattutto dalla diminuzione della domanda aggregata (interna ed esterna), dall’incertezza sulla situazione economica mondiale e dall’adozione di politiche di gestione della valuta estera più restrittive da parte delle autorità. Da un lato la riduzione delle importazioni di beni capitali come i macchinari evidenzia una forte difficoltà dell’industria attività manifatturiera, mentre dall’altro lato le importazioni dei beni di consumo sono rimaste su livelli alti, segno che l’industria locale non riesce a soddisfare la domanda interna.
Rimanendo nell’ambito dei settori non petroliferi, va detto poi che il comparto privato ha registrato una contrazione delle attività produttive del 3,7% nel il primo semestre 2010, consolidando la tendenza negativa dell’ultima parte del 2009; e il settore pubblico non è messo meglio se nel primo semestre 2010, nonostante la sua presenza nell’economia venezuelana continui ad aumentare (ormai l’incidenza del pubblico è arrivata al 30%), è arretrato del 2,1%.
Ma le cattive notizie riguardano in generale tutti i fondamentali dell’economia, e non solo il Pil: il tasso di disoccupazione è risalito al 7,5% a fine del 2009 e all’8,5% a metà 2010, dopo aver toccato il suo valore minimo a fine 2008 sotto quota 7% (6,85%). L’inflazione continua a essere la più alta di tutta l’America Latina, con un indice dei prezzi che alla fine del primo semestre 2010 ha fatto registrare un +16,3%, ben più consistente rispetto al tasso di inflazione del 10,8% dei primi sei mesi del 2009. Inoltre nell’ultimo triennio l’aumento annuo dei prezzi si è mantenuto sempre sopra quota 20% (22,4% nel 2007, 30,9% nel 2008 e 25,1% nel 2009), pertanto anche per l’intero 2010 ci si aspetta un balzo in avanti dell’inflazione.
Gli unici dati positivi arrivano da indicatori che data la struttura dell’economia venezuelana, molto dipendente dalle materie prime presenti nel suo sottosuolo estratte e in buona parte esportate, sono abbastanza fisiologici.
In primo luogo le partite correnti della bilancia dei pagamenti, che nei primi sei mesi del 2010 hanno registrato un avanzo di poco più di 9 miliardi di dollari, in netto miglioramento rispetto al disavanzo di 2,4 miliardi di dollari dello stesso periodo 2009. In secondo luogo la Bilancia Commerciale ha terminato il primo semestre 2010 con un avanzo di circa 15 miliardi di dollari. Infine il debito estero alla fine di giugno 2010 è stato pari a 58,1 miliardi di dollari, in diminuzione dell’8,5% rispetto a fine 2009, al quale hanno contribuito le diminuzioni sia del debito estero pubblico, arrivato a 48,6 miliardi di dollari (-5% rispetto alla fine del 2009), sia del debito estero privato, che ha toccato i 9,5 miliardi di dollari (-22,1%).
Per quanto riguarda l’apertura del Venezuela verso l’estero, a metà 2010 il valore del commercio estero venezuelano ha raggiunto i 49,8 miliardi di dollari (+9% rispetto a metà 2009), grazie soprattutto ai buoni risultati delle vendite dei prodotti petroliferi, pari a quasi 31 miliardi di dollari; la ripresa delle esportazioni di prodotti petroliferi nel corso della prima parte del 2010 inverte così la performance del commercio estero venezuelano del 2009 (-33,6% rispetto ai circa 144 miliardi di dollari di valore del 2008).
Nel primo semestre 2010 le esportazioni complessive hanno avuto un valore di 32,5 miliardi di dollari, con un aumento del 33,2% sullo stesso periodo del 2009, mentre le importazioni, composte per l’81,6% dai settori non petroliferi, hanno avuto un valore di 17,4 miliardi di dollari, con una flessione del 18,1% rispetto al primo semestre 2009.
I principali Paesi fornitori del Venezuela sono stati nel 2009 gli Stati Uniti (con una quota del 27%), poi a seguire ci sono stati: la Colombia (11,7%), la Cina (10,3%), il Brasile (8,5%), il Messico (3,8%), la Germania (3,3%), l’Italia (2,60%) e Panama (2,4%). Per quanto riguarda invece le esportazioni venezuelane, il principale Paese cliente sono stati ancora una volta gli Stati Uniti, che hanno avuto una quota del 20,5%; poi a seguire ci sono stati Colombia (17,7%), la Cina (13,1%), il Messico (8,9%), l’Olanda (3,7%), l’Italia (3,5%), la Germania (2,70%) e il Belgio (2,20%).
Infine l’interscambio commerciale nel primo semestre 2010 tra Italia e Venezuela ha registrato un valore pari a 412 milioni di Euro, in calo rispetto allo stesso periodo 2009, per il quale vanno considerate le diminuzioni sia dell’export (-16,7%) sia dell’import (-24,2%).
Maurizio De Pra
Consulenza e formazione finanziaria
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