Inaugurato a Vigonza il monumento a Narciso Rossi
Lo scorso mercoledì 15 dicembre
è stato inaugurato un particolare
monumento sulla rotatoria di
Vigonza (Padova), dedicato alla
memoria del Cavaliere al merito
della Repubblica Italiana Narciso
Rossi, scomparso nel 2003, e fondatore
del calzaturificio Rossimoda,
azienda che produce calzature
da donna di lusso firmate da venti
grandi stilisti internazionali con
oltre 500 dipendenti. Alla presenza
delle autorità, delle maestranze
Rossimoda, e dei numerosi ospiti
(tra cui i rappresentanti del gruppo
LVMH, che oggi controllano
l’azienda), Luigino, Diego e Dino
Rossi, figli di Narciso, hanno ricordato
la pionieristica figura del
padre, nato il 18 novembre 1908 a
Noventa Padovana. Egli, all’età di
13 anni (oltre ad aiutare il padre
Romano nella fattoria di famiglia),
iniziò a lavorare come apprendista
presso una piccola fabbrica di
scarpe entrando poi, a16 anni, alle
dipendenze dello storico calzaturificio
Voltan di Stra. Nel 1944,
in piena guerra mondiale, con altri
due operai (Dionisio Barbato e
Cesare Penazzato), Narciso decise
di lasciare la fabbrica dei Voltan
per mettersi in proprio. Erano i
momenti tristi della guerra e, fino
al termine del conflitto, i tre colleghi
furono richiamati a rotazione
dall’esercito italiano nei servizi
secondari. Fortunatamente, però,
uno o due di loro rimanevano a
casa e, poiché tutti e tre avevano
una famiglia con figli, fecero un
accordo verbale che chi restava
nella piccola bottega artigiana
avrebbe provveduto al mantenimento
delle altre famiglie. L’impegno
dei tre amici perdurò fino
al 1947, momento in cui Narciso
decise di soddisfare la richiesta di
un socio che preferiva cedere la
sua quota e accordarsi col secondo
socio per un’eventuale uscita
dalla società, avvenuta alcuni anni
dopo, il tutto con l’aiuto di alcuni
amici e parenti che lo aiutarono
finanziariamente, contando
anche sull’aiuto che poteva avere
dai figli. In quel momento nacque
ufficialmente la Rossimoda. Nel
1950 Narciso costruì la propria
casa di abitazione con la fabbrica
che occupava tutto il piano terra
e, successivamente, fu edificato il
primo capannone di mille metri
quadri, potendo così sviluppare il
piano di piccola produzione industriale
e programmare, nel 1956,
le prime esportazioni all’estero.
Da quel momento il successo fu tutto in salita, grazie anche alla
storica decisione di produrre solo
calzature di lusso esclusivamente
firmate da grandi stilisti. Un successo
sempre però ancorato a solidi
valori morali. Al figlio Luigino,
tra le tante raccomandazioni,
Narciso infatti ripeteva sempre:
“Ricordati prima di tutto di pagare
gli operai”, e quando ritornava
dai frequenti viaggi d’affari chiedeva
preoccupato: “Hai trovato
lavoro per tutti?”, sempre con la
convinzione che la fabbrica fosse
una “famiglia allargata”, come
emerge anche dalla testimonianza
dei figli. “Anche se aveva smesso
di lavorare a metà degli anni Sessanta
– ricorda Luigino – papà
Narciso manteneva comunque un
profondo attaccamento alle radici,
al mestiere, alla fabbrica. Una
volta alla settimana arrivava in
stabilimento con la sua bicicletta
e si fermava un paio d’ore girando
per i reparti. I vecchi operai erano
felici di vederlo, e lui si intratteneva
con quelli che conosceva informandosi
della loro vita, della
famiglia, del destino dei figli. Poi,
finito il giro, arrivava da me in ufficio,
si sedeva e mi diceva: “Ciò
Gigi, ma sèto che xe morto questo,
xe morto st’altro, Toni xe nda
in pension…” Un modo di pensare
e di agire radicato nello spirito
di voglia di fare, nella solidarietà
e nella vicinanza agli altri che ha
permesso di creare il modello veneto
da sempre ammirato per intraprendenza
e fantasia.
“L’idea di realizzare questa installazione
- sottolineano Luigino,
Diego e Dino Rossi – è nata dalla
volontà di rappresentare simbolicamente
il percorso che ha portato
il lavoro artigianale dei calzolai
della Riviera del Brenta a costituire
l’attuale polo industriale calzaturiero,
che oggi dà lavoro a oltre
12.000 persone, conosciuto e apprezzato
in tutto il mondo. Attraverso
la figura di nostro padre
Narciso, fondatore del calzaturificio
Rossimoda, si rende omaggio
a tutti coloro che, con instancabile
tenacia, hanno reso possibile la
grande trasformazione del settore
calzaturiero, riuscendo a portare
la ‘grande moda’ in terra veneta.
La collocazione dell’opera in quel
luogo, manifesta la volontà di segnalare
al viaggiatore l’aprirsi di
un mondo del lavoro fatto di operosità
e intraprendenza, di partecipazione
alla vita sociale e di
amore per le cose belle. La scultura,
realizzata dal noto artista Florindo
Ceoldo, utilizza materiali
e tecniche diverse che uniscono
la sapienza della lavorazione del
bronzo a cera persa con la tecnologia
dell’acciaio calandrato e
della resina. Il suo sviluppo getta
un ponte tra passato e futuro: parte tendo dal ‘deschetto’ (il banchetto
da lavoro) del calzolaio Narciso
Rossi immortalato nel bassorilievo
sulla base, per poi snodarsi su un
lungo nastro d’acciaio sostenuto da
tre lance alte circa nove metri, che
si avvolge prima in spire contorte
a rappresentare gli inizi faticosi
della storia dei calzaturieri, per poi
lanciarsi arditamente verso l’alto a
sostenere una calzatura da donna:
una decolleté di colore rosso, simbolo
della scarpa più venduta negli
anni in tutto il mondo con oltre
centomila paia in vari colori. La
strada dei calzaturieri della Riviera,
incrociando quella dei grandi
nomi della moda, è riuscita a rimanere
fedele ai valori delle proprie
origini, esportandoli in tutto il
mondo. Oltre la scarpa, lo sguardo
si indirizza verso il cielo, aprendo
alla vista i nuovi orizzonti delle sfide
future…”. (Diego Mazzetto)