Brugnaro: Necessario investire sul brand Venezia
Nato a Mirano il 13 settembre
1961, laurea in architettura, Luigi
Brugnaro è uno degli imprenditori
più apprezzati del Nord-est.
Da oltre vent’anni si occupa della
ricerca e selezione di persone da
inserire nel mondo del lavoro. Nel
1997 ha fondato “Umana”, società
leader del settore a livello italiano
con 110 filiali distribuite in tutta
Italia, quasi 200 mila persone inserite
dal 1998 ad oggi, più di 12
mila persone impiegate quotidianamente.
Modi schietti e diretti costituiscono
la personalità di Brugnaro, che
ha ricevuto l’investitura alla Presidenza
di Confindustria Venezia
poco più di un anno fa con un
vero e proprio plebiscito: 1881
voti su 2111.
Una delle sue prime dichiarazioni
dopo l’elezione è stata: “L’imprenditore?
Un eroe!” Un’espressione
che ci incuriosisce, tanto
da diventare la prima domanda
che decidiamo di rivolgere al Presidente
durante l’incontro alla
sede veneziana di Confindustria,
nel parco scientifico-tecnologico
Vega di Marghera.
La sua risposta è contraddistinta
da un sorriso e una battuta: “Sono
tre volte convinto che l’imprenditore
sia un eroe – sottolinea
Brugnaro - soprattutto in questi
momenti di incertezza. Essere
a capo di un’impresa è una scelta
che spesso si presenta irta di
difficoltà. Ma gli ostacoli fanno
parte della mentalità dell’imprenditore,
che nella sostanza è una
persona che ama mettersi in gioco
con responsabilità e sacrificio
dando voce quotidianamente alle
proprie inclinazioni. Non a caso
le aziende che stanno ripartendo
positivamente dopo il preoccupante
momento imposto dalla crisi,
sono quelle condotte da titolari
che hanno creduto nell’innovazione,
nella ricerca, nella promozione
del loro prodotto. Per questo sono
convinto che per affrontare le sfide
future, imposte da un mondo
sempre più globalizzato, sia necessario
un repentino cambio di mentalità.
Non si può più immaginare
di rimanere nella propria azienda
ancorati a modelli sorpassati rimpiangendo
il buon tempo antico.
Quello che è passato è passato, e
non si torna più indietro. Oggi
sono necessarie altre qualità per
vincere sul mercato. E questa necessità
coinvolge anche gli stessi
lavoratori che devono rendersi
conto che il lavoro per quarant’anni
non esiste più, perché non esiesistono
più i presupposti. Questo
dato di fatto non deve essere vissuto
con frustrazione ma, anzi, con
lo spirito di evolversi nel mondo
del lavoro sfruttando nuove e costruttive
esperienze. Questa è
la principale sfida con la quale
bisognerà misurarsi a tempi
brevi, e noi avremo il non facile
compito (ma necessario),
di far capire ai nostri figli
che il benessere che vivono
oggi è effimero, al di sopra
delle proprie possibilità. A
tale proposito voglio fare un
esempio: oggi nelle famiglie
c’è la tendenza generalizzata
di dare ai ragazzi tutto quello
che chiedono. Una volta c’era
un nonno con dieci nipoti,
ora un nipote con dieci nonni.
Per capire meglio questa
realtà, bisognerebbe vedere
come va un colloquio con un
ragazzo che ha nella tasca del
giubbotto firmato un cellulare da
oltre 300 euro e che non capisce
il valore di quel denaro; che ha la
carta di credito e magari non paga
il biglietto del bus.
A questi giovani dobbiamo spiegare
bene che non è detto che noi
resteremo ricchi, che l’Italia e i
paesi che hanno disponibilità economica,
debbano restare così per
missione divina. Dobbiamo ripensare
a questo futuro, adesso
che sono visibili ancora i segnali
di opulenza. Anche alla luce di
queste osservazioni, quali sono
per Luigi Brugnaro le prospettive
per il futuro del nostro
territorio, anche a livello occupazionale?
“Sono fermamente
convinto che noi disponiamo
di un brand che sottostimiamo
rappresentato dalla città di
Venezia. Una città meravigliosa,
unica, conosciuta in tutto il
mondo come sinonimo di bellezza.
E poi il territorio vasto rappresentato
dalla laguna, Padova,
Treviso, Chioggia e tutte le altre
città piccole e grandi all’interno.
Questa per me è la città metropolitana che, di fatto, esiste
già. Dobbiamo perciò investire
in infrastrutture funzionali in
chiave di territorio unito, perché
la competizione futura sarà con
le grandi città metropolitane del
mondo. Per queste ragioni penso
diventi determinante investire
sul brand Venezia, impegnandoci
a dare tempi certi sugli investimenti
che possono essere aperti
a tutto il mondo, perché Venezia
è sempre stata una città aperta a
tutte le culture, come dimostra la
propria storia.
E io la immagino così, come ai
tempi d’oro della sua grandezza
quando la Serenissima era una
porta verso l’Oriente dalle grandi
potenzialità. A un biglietto
da visita del genere, dobbiamo
associare senza indugio le nostre
eccellenze che sono, ad esempio,
la calzatura ammirata in tutto
il mondo, il vetro di Murano, e
adesso anche gli elicotteri che
verranno realizzati qui dall’Augusta.
Dobbiamo essere bravi a promuovere
tutto questo, associando
l’immagine di Venezia e le sue eccellenze
artistiche alle eccellenze
produttive del nostro artigianato,
della nostra industria, della nostra
ristorazione e, naturalmente, del
turismo. Un unico marchio che
può diventare non solo vincente
a tempi brevi, ma che può anche
essere un’occasione di nuove opportunità
di lavoro per i giovani
di domani. E a questo proposito
vorrei fare una considerazione di
tipo generazionale, un tema oggi
di grande attualità. Secondo me è
necessario, da parte di molti imprenditori,
abbandonare il concetto
che i figli debbano per forza
dedicarsi a prendere in mano le
redini dell’azienda di famiglia,
magari controvoglia.
A mio avviso l’importante è che
abbiano l’opportunità di studiare
e specializzarsi nella professione
a loro più congeniale, per poi scegliere
liberamente la propria strada.
Certo, mi rendo conto che in
una società, come quella veneta
radicata fortemente alla tradizione,
il concetto della successione
generazionale è sempre stato molto
sentito. Oggi, invece, il mondo
è in continua evoluzione e i ragazzi
devono per forza inseguire
nuove professioni, nuove idee,
nuove certezze. Naturalmente
se sono appassionati al lavoro di
famiglia va benissimo, anzi, ma
questa deve rappresentare una libera
scelta. E questi aspetti sono
spesso motivo di confronto e discussione
con i soci, ai quali come
associazione cerchiamo di dare
sempre la massima attenzione.
Un’attenzione che secondo il mio
pensiero non deve essere di stampo
paternalistico, ma orientata a
un coinvolgimento a 360 gradi
nella vita associativa dove sia possibile
confrontarsi, dire la propria
opinione e, perché no, fare amicizia.
Perché l’associazione non è
del Presidente o del direttivo, ma
è di tutti i soci che rappresentano
con la loro presenza una grande
forza per il territorio. Senza dimenticare,
naturalmente, che le
imprese hanno anche la necessità
di essere sostenute dal punto di vista finanziario, e così ho ritenuto
importante avviare un’assistenza
al credito rivolta alle aziende
concludendo accordi con alcuni
Istituti bancari e promuovendo
seminari e incontri sulla finanza,
sul sistema bancario, ecc. Di pari
passo, poi, sono stati avviati colloqui
intesi a creare un dialogo
con le comunità locali, prendendo
contatti con i sindaci e con i rappresentanti
del territorio così da
avere un quadro sulle problematiche
delle realtà produttive nei singoli
Comuni”.
Durante l’ultima assemblea
dell’Associazione Calzaturieri della
Riviera del Brenta, chiediamo
a Brugnaro, lei poneva l’accento
sull’importanza dei distretti: quali
sono le sue convinzioni?
“Secondo il mio parere, come ho
già sottolineato, i distretti veneti
delle calzature, del vetro, e dell’occhialeria
rappresentano vere e proprie
eccellenze nel mondo. Ma io
vorrei, nel caso della calzatura, segnalare
l’ACRiB come un esempio
virtuoso. Da ormai cinquant’anni
questa associazione rappresenta
un esempio di integrazione imprenditoriale
tra i territori di Padova
e Venezia. E quello che per
me è più bello è vedere gli imprenditori
che si incontrano volentieri
per un convegno, una bicchierata
o una cena, consultandosi fra loro
dimostrando spirito di condivisione
e amicizia. Questo è per me
lo spirito giusto che permette di
gettare le basi per confronti sereni
e nuovi traguardi”.
Per Luigi Brugnaro i successi non
sono però solo imprenditoriali,
ma anche sportivi. Suo il merito
di aver portato l’antica società veneziana
di basket Reyer tra le prime
realtà cestistiche nazionali e
tra le poche realtà dove le squadre
maschili e femminili sono riunite
sotto la stessa proprietà.
Un amore o una scommessa?
“Sicuramente entrambe le cose –
sorride il patron di Umana – per
me la vera scommessa era riuscire
a portare le famiglie al Palasport
perché lo sport dovrebbe essere
sempre un momento di divertimento
per tutti. Quello che mi
ha maggiormente colpito è che il
Taliercio in questi anni ha fatto
registrare sempre il tutto esaurito
anche quando i risultati non
sono stati esaltanti, decretando
che la Reyer è il principale fenomeno
di aggregazione del nostro
territorio. Questo dimostra che
la vera forza è la gente: gente
metropolitana che la domenica
parte da Venezia, Padova, Treviso
o da qualsiasi altro paese per
venirsi a godere una sana competizione
divertendosi in compagnia
della propria famiglia, e di
tantissime altre, identificandosi
nei colori della propria squadra
del cuore”. (Diego Mazzetto)