Libano, economia europea in Medio Oriente

La guerra civile e il ciclico riacutizzarsi delle tensioni mai risolte tra gruppi e fazioni hanno depresso per anni l’economia libanese, che un tempo era molto vicina a quelle europee. Tuttavia dopo la guerra del 2006 la situazione si è stabilizzata e il Libano, pur entrando in una fase politica convulsa, ha visto la sua economia dare prova di straordinaria resistenza, riprendersi con forza e addirittura porsi come anticiclica rispetto alla congiuntura internazionale. La variazione percentuale del Prodotto Interno Lordo, che rimane una buona misura sintetica per analizzare la ripresa dell’economia, ha continuato a salire a ritmi sostenuti nonostante la ben nota criticità della situazione finanziaria internazionale negli ultimi anni che recentemente ha investito anche i Paesi europei (ben più solidi del Libano). Nel 2009 l’aumento del Pil è stato infatti del 9%, e segue i confortanti dati del 2007 (+4%) e del 2008 (+9%). Per il 2010 le previsioni del Fondo Monetario Internazionale e dell’Economist Intelligence Unit, un’agenzia internazionale che si occupa di consulenza economica, parlano di un +5,8%, mentre nel 2011 l’incremento dovrebbe attestarsi intorno al 5,5% grazie soprattutto alla ripresa degli investimenti e del turismo. Questi dati confortanti non devono però sorprendere più di tanto. Il primo fattore che ha determinato la continua crescita del Pil negli ultimi anni è stato, come abbiamo già accennato, il clima di pacificazione successivo all’accordo di Doha del 2008 che ha sancito la fine della guerra con Israele e ha permesso una relativa stabilità politica, capaci di dare impulso all’economia libanese. In secondo luogo il Libano è riuscito a limitare gli effetti della crisi del credito, come ha recentemente dichiarato anche il presidente della Camera di commercio libanese, Mohammad Zaatari, anche grazie alle misure adottate dalla banca centrale, che ha mantenuto alto il livello della liquidità nell’economia e ha imposto vincoli all’operatività del sistema (come per esempio sull’acquisto di prodotti derivati), difendendo così le banche dagli effetti più acuti dell’attuale crisi finanziaria internazionale. Infine, il Libano ha uno stretto legame con gli altri Paesi dell’area del Golfo (soprattutto Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Qatar, Kuwait, Oman e Bahrein) che deriva dalla presenza di circa 400 mila lavoratori libanesi. Secondo le ultime stime le rimesse effettuate dai cittadini libanesi residenti all’estero ammontano infatti a circa 6 miliardi di dollari all’anno. Questa cifra, che equivale a quasi il 20% del Pil del Libano ha contribuito e contribuisce tutt’ora alla crescita economica del Paese, soprattutto tenendo alta la domanda di immobili, nonostante la flessione del settore a livello mondiale. Agli ottimi dati sulla crescita dell’economia nel suo complesso vanno però affiancati quelli provenienti dagli altri indicatori fondamentali, a partire dalla disoccupazione, che secondo alcune fonti arriva a toccare il 16%, e dall’inflazione, che secondo il Fondo Monetario Internazionale dopo il contenuto e incoraggiante +1,2% del 2009 dovrebbe salire nel 2010 al 5% (il dato ufficiale più recente è quello relativo al mese di giugno 2010, con l’inflazione attestata al 3,5%,), mentre per il 2011 è previsto un incremento dei prezzi al consumo più contenuto e pari al 3,4%. Il debito pubblico del Libano è fra i più elevati al mondo e arriva circa al 150% del Pil; in gran parte è sottoscritto dalle banche libanesi, che presentano nel proprio portafoglio di investimenti una quantità complessiva di titoli pari al 120% circa del Pil, che generalmente detengono fino alla scadenza. Il sistema bancario libanese, storicamente uno dei più evoluti del Medio Oriente, dispone di elevate risorse liquide grazie al flusso delle rimesse, che continuano nonostante le crisi politiche interne. Nel Paese è presente un elevato numero di banche operative, ma il peso del credito al settore privato sul PIL è molto modesto (tanto che i titoli di Stato rappresentano più del 24% dell’attivo bancario consolidato). Inoltre gran parte dei depositi è in dollari (73% nel 2008, 66% nel 2009), ma il processo di dollarizzazione è in fase di rallentamento grazie alla crescente fiducia della popolazione verso la moneta nazionale. Negli ultimi anni le maggiori banche libanesi hanno poi attuato una politica di sviluppo molto aggressiva, espandendosi soprattutto nei paesi limitrofi. La Banca Centrale infine è indipendente, ma di fatto garantisce sempre la liquidità al Governo, soprattutto in periodi di difficoltà fiscali (normalmente detiene circa un quarto dei titoli di Stato emessi). Per quanto riguarda gli scambi con l’estero, il deficit della bilancia commerciale è stato pari a circa 12,7 miliardi di dollari nel 2009 (+0,8% rispetto al 2008), a fronte di un valore totale dell’interscambio commerciale libanese di circa 19,7 miliardi di dollari, in lieve aumento rispetto al 2008 (+0,6%) e composto per 16,2 miliardi di dollari di import (+0,7% sul 2008) e 3,5 miliardi di dollari di export (+0,2% rispetto al 2008). Nel 2009 gli Stati Uniti si sono confermati come primo fornitore del Libano con una quota del 10,9% del totale dell’import, in calo rispetto all’11,5% del 2008. Dietro agli USA si sono posizionate la Francia (9,7%), la Cina (8,9%), la Germania e l’Italia (entrambe al 7,6%, con la Germania che supera l’Italia di appena 12 milioni di dollari), e il Giappone (4,1%). E va notato che rispetto al 2008, l’Italia è arretrata di una posizione a causa del forte incremento dell’export tedesco che ha fatto registrare un +20,4%, dovuto però in gran parte alla voce autoveicoli (679 milioni di dollari nel 2009 contro i 523 milioni di dollari del 2008). Ma i dati pubblicati dalle dogane libanesi indicano che nel primo semestre del 2010 i primi cinque partner del Libano sono stati la Cina, che ha esportato merci per 783,5 milioni di dollari (pari al 9,1% delle importazioni totali libanesi), gli Stati Uniti (741,7 milioni di dollari e una quota dell’8,6% del totale), l’Italia (686 milioni di dollari pari all’8%), la Germania (616,9 milioni di dollari e 7,2%) e la Francia (579,5 milioni di dollari e 6,7%). Il netto passo avanti nella graduatoria dei Paesi fornitori del Libano è stato ottenuto grazie al fatto che nel primo semestre del 2010 l’export italiano ha avuto un significativo incremento rispetto ai primi 6 mesi del 2009 (+22,7%). I principali prodotti esportati dall’Italia sono rimasti pressoché costanti negli ultimi anni, con alcune leggere modifiche di posizionamento. Nelle prime posizioni troviamo i prodotti energetici con una quota del 36% del totale esportato dall’Italia (+32,2% rispetto al semestre precedente), i macchinari, i prodotti chimici (8,4%), il settore tessile e l’abbigliamento (7%), i prodotti della metallurgia (6,5%), i materiali edili (3,4) e gli alimentari(3,2%). Va poi evidenziato l’incremento della voce mezzi di trasporto, con un +71,6% in valore e 27,8 milioni di dollari di controvalore (il 40% circa, pari a quasi 12,5 milioni di dollari si riferisce al settore yacht e imbarcazioni). Il settore delle calzature fa infine registrare un ottimo +23,8%, pari a un controvalore di 15,1 milioni di dollari. (Maurozio De Pra)
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