ACRiB, innovazione e contratti di rete per uscire dalla crisi

Si è svolta all’insegna di un moderato ottimismo l’annuale assemblea dell’Associazione Calzaturieri della Riviera del Brenta lo scorso 8 luglio presso l’Hotel Sheraton di Padova, alla presenza di un folto numero di imprenditori e di ospiti tra cui il Presidente dell’Anci Vito Artioli e il vicepresidente di Confindustria nazionale Aldo Bonomi. A coordinare l’incontro è stato chiamato anche quest’anno il giornalista di Radio 24 Alessandro Milan. Dopo la tradizionale premiazione a due imprenditori che hanno contribuito a scrivere la storia del distretto calzaturiero brentano, Emanuele Bellò ed Emilio Zamberlan, si è dato il via ai lavori con i saluti di Vito Artioli (Presidente Anci-Associazione Nazionale Calzaturifici Italiani), del Presidente Giuseppe Baiardo e di Gilberto Ballin (Presidente giovani ACRiB) e la relazione del Direttore del Centro Studi di Confindustria, Luca Paolazzi. L’intervento del Presidente ACRiB, Giuseppe Baiardo, è stato intenso e motivante ed ha lasciato ampio spazio a DNA Italia e Soluzioni Integrate per tracciare scenari di Innovazione possibile. Sono stati portati esempi di tracciabilità del prodotto inserendo nella stampa di una t-shirt celebrativa della manifestazione di colore nero con un QR code che rimandava ad un sito mobile con gli atti dell’Assemblea confezionato per l’occasione (www. acrib.mobi). L’operazione era tesa a dimostrare come da una semplice etichetta era possibile innescare un flusso di dati che potrebbe essere utile alla certificazione e tracciabilità di prodotto Made in Italy. Fin qui gli scenari futuri, ma come si sta evolvendo la delicata situazione di crisi che ha coinvolto tutta l’economia globale? “L’anno che ci siamo lasciati alle spalle – ha commentato il Presidente Baiardo – verrà ricordato da molti di noi come uno tra i più difficili. Ma proprio perché nel 2010 stiamo intravedendo i segnali per una concreta risalita, è necessario fornire alcuni spunti concreti di riflessione. Nel nostro distretto, lo sappiamo tutti, possiamo ricondurre le aziende a tre tipologie: quelle in qualche modo legate al prodotto di lusso o griffato; quelle posizionate sul segmento medio - economico che hanno delocalizzato tutta o buona parte della produzione; le aziende del medio-fine con una loro etichetta, ultimo baluardo dell’autentico Made in Italy. E sono proprio queste ultime, che numericamente rappresentano il 50% del distretto, ad essere quelle più a rischio. E’ su di loro che vanno concentrati gli sforzi per riposizionarle rapidamente sul mercato o per accompagnarle verso nuovi canali di vendita”. E quale sarebbe per Baiardo la ricetta per un nuovo rilancio delle aziende della riviera? “Personalmente non credo che la soluzione sia quella di rimanere chiusi all’interno delle fabbriche, facendo la guerra ai costi (magari ricorrendo a laboratori esterni di dubbia correttezza), pensando solo a produrre bene le scarpe e basta. Una delle soluzioni che mi permetto di suggerire è quella di innovare la vendita. Uscire dalle nostre aziende vuol dire guardare al mercato, capirlo, affrontarlo senza doverlo subire. Dobbiamo pensare a nuovi modi di vendere dove già siamo presenti; dobbiamo progettare la penetrazione dove esistono maggiori trend di crescita economica e sociale; dobbiamo intercettare le nuove tipologie di consumatori. In altri termini dobbiamo guardare fuori dalle mura delle nostre aziende. Il mondo sta cambiando più in fretta di quello che pensiamo; fuori dalle nostre fabbriche l’evoluzione sta correndo ad una velocità incredibile. Nelle università americane, piuttosto che in quelle inglesi, si sta formando una generazione di persone che guarda il mondo in maniera diversa. E una società che si propone in maniera nuova sarà proiettata anche a nuovi stili di vita e di consumi”. Oltre a un’apertura più convincente e innovativa verso i mercati, un’altra opportunità di crescita suggerita nel corso dell’assemblea è stata quella di sfruttare “la rete”, o meglio un contratto tra aziende che consenta, pur rimanendo ognuno con la propria identità, di operare nei mercati internazionali come delle medie o grandi realtà di vendita. In parole semplici l’idea sarebbe quella di unirsi per scendere più concretamente nel business insieme ad altri compagni di strada che condividono gli stessi obiettivi e risultati. Su questo tema si è dimostrato di grande condivisione il commento del presidente di Confindustria di Venezia, Luigi rotonda nella quale hanno preso parte, oltre a Giuseppe Baiardo (Presidente ACRiB), Marialuisa Coppola (Assessore Regionale all’Economia e Sviluppo), Marino Finozzi (Assessore Regionale all’Internazionalizzazione), Enrico Finzi (sociologo) e Aldo Bonomi (Vice Presidente di Confindustria). “Non dobbiamo mai dimenticarci - ha sottolineato il Presidente di Confindustria Venezia - quanto siano importanti e apprezzate nel mondo le eccellenze del territorio veneto. Dall’arte orafa alle scarpe, dai vini ai prodotti alimentari, senza dimenticare le potenzialità del turismo attraverso le città d’arte. La rete tra aziende potrebbe, davvero, essere una grossa opportunità : pensiamo ad esempio a una sinergia tra le calzature gioiello della Riviera del Brenta e le creazioni degli orafi vicentini. Un connubio che, se proposto nel modo giusto, potrebbe avere un interessante sviluppo oltre che rappresentare una grande opportunità nello scenario economico della nostra regione”. Durante l’assemblea, c’è stato anche un momento coreografico sul tema della rete intesa nei suoi aspetti più ampi attraverso un video rappresentante la “Haka” neozelandese, un grido di battaglia e di coraggio teso a cogliere i consorziati e motivarli ad affrontare in positivo le grandi sfide imposte dal difficile periodo economico. Il video è stato poi commentato da Scott Palmer, un giocatore Maori naturalizzato italiano (ex giovanile All Blacks), che ha saputo dare un’interpretazione stimolante e positiva della celebre danza tribale del suo popolo. (Diego Mazzetto)
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