Villa Pisani, in mostra l’800 veneziano e Veneziano Contemporaneo
Nella splendida cornice di villa Pisani
a Stra, fino al 26 settembre, è possibile
visitare la mostra “Ottocento
Veneziano/Veneziano Contemporaneo,
promossa dalla Soprintendenza
per i Beni Architettonici e Paesaggistici
per le Province di Venezia, Belluno,
Padova e Treviso. Organizzata
da Munus in collaborazione con la
Regione Veneto e curata da Myriam
Zerbi – per la sezione Ottocento – e
da Costantino d’Orazio per la sezione
Contemporaneo, la mostra è divisa in
due nuclei distinti: le opere dell’Ottocento
sono esposte negli ampi corridoi
della villa, mentre le opere di
alcuni giovani artisti contemporanei
(Giorgio Andreotta Calò, Elisabetta
Di Maggio, Margherita Morgantin,
Arcangelo Sassolino e Alberto Tadiello),
hanno trovato allestimento
nel parco, in particolari ambientazioni
che sottolineano una simbiosi
con la natura circostante e le costruzioni
architettoniche presenti.
Per quanto riguarda l’Ottocento veneziano,
la rassegna illustra il ruolo
fondamentale che Venezia ha avuto
nella formazione, nell’accoglienza
e nell’ispirazione degli artisti del
XIX secolo molti dei quali, da allievi,
diventarono poi insegnanti con l’acquisizione dell’ambita cattedra.
Il percorso di visita inizia idealmente
dal salone da ballo dipinto
da Giambattista Tiepolo: primo artista
a guidare, con il titolo di Presidente,
la Pubblica Accademia di
Pittura e Scultura aperta a Venezia
nella sede del Fontego della Farina
nel 1750. Seguendo un itinerario
cronologico, la mostra conduce il visitatore
a percorrere, attraverso circa
60 dipinti, la storia e le storie che si
sono avvicendate in ambito artistico
nella prestigiosa Accademia che,
dal suo nascere, ha annoverato
tra i suoi maestri i migliori artisti
del proprio tempo. Giuseppe
Borsato, Francesco Bagnara,
Francesco Hayez, Ludovico Lipparini,
Michelangelo Grigoletti,
Ippolito Caffi, Pompeo Molmenti,
Guglielmo Ciardi, Giacomo
Favretto, Ettore Tito, Alessandro
Milesi sono i nomi più noti cui si
affiancano artisti come Vincenzo
Chilone, Domenico Bresolin Noè Bordignon, Egisto Lancerotto,
Oreste Da Molin, Antonio e Silvio
Rotta, meno noti al grande pubblico,
ma sorprendenti per la personalità
artistica che li ha portati a dare
all’Ottocento veneziano un sapore
caratteristico e inconfondibile. Privilegiando
opere conservate in collezioni
private, meno conosciute di quelle
presenti nelle raccolte pubbliche e in
buona parte inedite, oltre ad alcuni
preziosi disegni di nudo provenienti
dal Fondo Storico dell’Accademia di
belle arti, l’esposizione ricostruisce il
profilo di un periodo storico – artistico
caratterizzato da mutamenti
sociali e politici che si slegano completamente
dal recente mondo settecentesco.
Passando dai ritratti ai dipinti
“storici”, dalle gustose scenette
di vita popolare in cui rivivono atmosfere,
costumi e caratteri dell’epoca
alle vedute che al principio del
secolo si concentrano su prospettive
architettoniche e scenografiche vicine
all’arte del Canaletto, fino ai paesaggi
studiati dal vero della seconda
metà del secolo, ci si rende conto di
quanto l’Accademia di belle Arti sia
stata nell’Ottocento una vera e propria
fucina creativa in grado di formare
generazioni artistiche capaci di
influenzare il gusto di tutta un’epoca.
Nel percorso della mostra è poi
inserita una piccola curiosità: parte
integrante dell’esposizione è, infatti,
rappresentata dalle eleganti decorazioni
ad “encausto” della stanza delle
dame e della stanza delle udienze
dell’Imperatrice all’interno della
stessa villa Pisani, opera di Giuseppe
Borsato. Nato nel 1770 suddito della
Repubblica Veneta, il Borsato appartiene
a quella generazione di artisti
che, formatisi alla scuola della grande
tradizione veneziana, furono poi
destinati all’elaborazione in chiave
locale del nuovo stile “Impero” creato
appositamente per Napoleone Bonaparte.
Ornatista, scenografo ufficiale
del Teatro La Fenice Borsato (considerato
dalla critica uno dei più grandi
interpreti dello stile Impero), tra i
suoi molteplici impegni fu direttore,
dal 1812 al 1849, della cattedra di
Ornato presso l’Accademia veneziana.
“Durante quel periodo – scrivono
nell’interessante saggio sul catalogo
della mostra Giuseppe Rallo e Frannella cesca Marcellan – un gran numero di
artisti veneti furono impegnati nella
decorazione del palazzo Reale di Venezia
e della Reale Villeggiatura di
Stra. A dirigere i lavori fu chiamato
proprio Giuseppe Borsato, sovvertendo
apparentemente la gerarchia dei
generi pittorici (al cui vertice stava
la pittura di storia). Gli interni della
villa di Stra vennero decorati a ritmi
serrati (come ricorda Bevilacqua nella
sua autobiografia), per il ‘sommo
desiderio del Viceré Eugenio e della
sua sposa di portarsi a Stra per godere
di quell’egregia villeggiatura’.
I lavori riguardarono gli appartamenti
reali e, particolare curioso, il
primo ambiente ad essere decorato,
nel 1809, è il bagno a pianterreno del
Viceré, collegato da una scala alla sua
camera da letto, la cui decorazione
è totalmente ascrivibile al Borsato.
Alle pareti si vede un trompe l’oeil
con colonne rosa dai capitelli dorati
che reggono tendaggi bianchi. Un
fregio con vittorie, nastri e ghirlande
si snoda lungo la fascia alta delle
pareti, mentre il centro del soffitto
è occupato da un tondo con Narciso
che si specchia nell’acqua. Al centro
di un’alcova si trova poi la vasca in
marmo rosso, verso la quale recano
una ghirlanda due vittorie al centro
del soffitto”. L’impegno del Borsato
agli ordini dei francesi, continuò alacremente
negli altri appartamenti
fino al momento che fu la Storia ad
arrestarli bruscamente con il crollo
dell’Impero napoleonico. Sul trono
del Lombardo Veneto tornarono a regnare
gli Asburgo, con la conseguente
rimozione dei simboli napoleonici. Il
valore di Giuseppe Borsato non venne
però messo in discussione dai nuovi
proprietari e così l’artista mantenne
la direzione dei lavori a Palazzo
Reale e la cattedra di Ornato all’Accademia
proseguendo, con crescente
successo, le sue molteplici attività nel
mondo dell’arte ottocentesca. (Diego Mazzetto)