Fashion Week milanese a misura di Anna (Wintour)
Anna, vuoi che organizziamo la fashion
week a tuo gusto e piacimento? Nessun
problema cara: facci sapere quello che
vuoi e sarai accontentata! La parola chiave
è : de-lu-sio-ne! Piccola e passeggera?
No, totale e definitiva. La Signora “Anna”
di cui stiamo parlando è ovviamente
Anna Wintour, la temutissima direttrice
di Vogue America (che ha ispirato il film
il Diavolo veste Prada). Gli altri, che le si
rivolgono con “Tesooro e cara” sono gli
stilisti più importanti del Made in Italy,
colpevoli di averla troppo assecondata.
Mancano 2 settimane alla Fashion week
milanese e il calendario ufficiale, con gli
orari e l’elenco delle sfilate e delle presentazioni,
sta per essere pubblicato sul sito
di Camera Nazionale della Moda Italiana
e quindi in attesa di essere inviato ai giornalisti,
ma già qualche indiscrezione è trapelata.
Mario Boselli, Presidente Cnmi,
e Giovanni Terzi, assessore alle attività
produttive con delega alla moda del Comune
di Milano, dichiarano che in questa
edizione della Settimana della moda,
che vede in passerella le collezioni donna
autunno/ inverno 2010/2011, si è voluti
tornare alla cosiddetta “settimana lunga”
ossia 9 giorni molto intensi di moda, tra
sfilate, presentazioni ed eventi, proprio
come gli anni passati. Quel ritorno, insomma,
alle origini tanto decantato e tanto
voluto da tutta la stampa nazionale ed
internazionale. Un’occasione per seguire
le nuove tendenze del Made in Italy, ma
anche riscoprire la città di Milano con le
sue infinite bellezze e numerose possibilità
di divertimento, di interesse culturale e
tanto altro ancora. Le date in questione
sono state mercoledì 24 febbraio come
giorno d’inaugurazione e giovedì 4 marzo,
giorno conclusivo. Ma nel frattempo
accade qualcosa: questo qualcosa avviene
in via del tutto ufficiosa, quindi non di
dominio pubblico. L’uscita del calendario
ritarda e nei giorni d’attesa trapela la
notizia che “il calendario dev’essere modificato”,
questa è la versione ufficiale. Tutti,
io compresa, pensano che per via di modifiche
“work-in-progress” magari dovute a
qualche griffe, qualche modifica va fatta,
certo può capitare e rientra nella solita
routine d’organizzazione. Ma la faccenda
si complica con uno step successivo:
le date della Fashion Week diventano 24
febbraio-2 marzo. Mancano all’appello 2
giorni, sono sette al posto di nove: Dove
sono finiti? Nei giorni successivi arriva la
spiegazione: Anna Wintour. La direttrice
di Vogue ha davvero un problema di
vitale importanza: domenica 28 febbraio
deve assolutamente partire e tornare in
America per partecipare agli Oscar a Los
Angeles e deve presenziare alla cerimonia
perché in lizza per un premio per il film “
September Issue”.
Allora facciamo tutte le premesse del
mondo, tutte, ma vi assicuro che non
basteranno a convincere: siamo d’accordo
sul fatto che sia una delle donne più importanti del mondo, la sua presenza
alle sfilate è fondamentale ed è il filo conduttore
tra il Made in Italy ed il mercato
internazionale. Ma scusate, può essere penalizzato
in questa maniera il lavoro della
durata di quasi un anno di così tante persone
per colpa di un’unica donna? E per
una motivazione come quella dei premi
Oscar? Senza togliere nulla alla première
dei Premi Oscar, ma scusate lei si è presentata
con un film, September Issue, che
consiste nell’averla seguita durante il suo
lavoro, lasciando fuori prorio Milano. Nel
film lei compare infatti a quella di New
York e Parigi.
Lei dunque ci taglia fuori in un film-documento
di importanza internazionale
che probabilmente diventerà forse un kult
negli anni a venire e noi cosa facciamo?
Modifichiamo la settimana della moda a
suo piacimento perché deve andare forse
a ritirare una statuetta.
Ma signori, parliamo del sistema moda
italiano. Se vi discostate dall’equivalenza
“moda = roba futile” e vi avvicinate al significato
di “moda = sistema lavoro = e
quindi migliaia e migliaia di persone operanti
nel settore, se non di più”, capirete
cosa intendo e converrete con me.
Ma quelli che davvero non capisco e non
giustifico sono gli stilisti: alcuni sono stati
raggiunti direttamente dalla Wintour
al cellulare, pregati da lei in persona di
spostare la sfilata ad uno, due, tre giorni
prima in maniera tale lei fosse in grado di
presenziarci. E questi come hanno risposto?
“Ma certo cara!”. Stiamo parlando di
nomi grandi, dei cosiddetti big, marchi
consolidati con la propria clientela, il proprio
mercato… non si tratta di emergenti
che ancora devono costruirsi il tutto e
purtroppo sono proprio quest’ultimi ad
andarci di mezzo. Perché? Perché dovete
sapere che se ad esempio in 7 giorni i
“marchi - big” sono suddivisi equamente,
ogni giorno c’è spazio per tutti, la stampa
può seguire tutti senza fare delle inutili
corse, può scrivere e parlare di tutti dando
ad ogni uno la propria vetrina e quindi
permettendo un momento di interesse ad
ogni uno. Quando i “grandi” cominciano
a spostarsi da un giorno all’altro, magari
optando tutti per quei 3 giorni in particolare,
anche se gli altri brand più piccoli rimangono
quei giorni a sfilare, non se li fila
proprio nessuno purtroppo. Conclusione
della faccenda, la settimana della moda
si è ridotta ulteriormente di un giorno,
passando da 9 giorni a 6. Imponendo tantissime
sfilate ogni giorno, obbligando la
stampa a selezionare quali vedere e soprattutto
di quali parlare.
Mi chiedete se un lieto fine c’è? Oh certo
per la nostra Wintour assolutamente sì: è
riuscita a seguire tutte le sfilate che voleva,
a presenziare ai party più belli in quei
giorni tra cui uno in suo onore (pure!) ed
è anche partita in tempo per gli Oscar di
Los Angeles. Mi dispiace che in un momento
di crisi profonda per l’economia
mondiale, un punto saldo di quella italiana
abbia saputo superare questo periodo
in maniera più che dignitosa nonostante
tutto, ma non sia stata premiata con la
giusta attenzione e merito. (Erica Trincanato)