Orgoglio d’impresa e (moderato) ottimismo
Il peggio è passato? Se lo chiedono in molti. Un’indagine commissionata
da Sistema Moda Italia ad Astra Ricerche dà la fotografia dell’Italia
che produce moda dopo la crisi internazionale del 2008-2009.
Enrico Finzi di Astra ha illustrato i punti salienti dell’analisi, evidenziando
una situazione ancora molto difficile a fronte di cali di fatturato,
tracollo dei profitti, ricorso alla cassa integrazione. E ancora: licenziamenti,
chiusura (avvenuta o prevista) di aziende, inasprimento
della competizione internazionale, aumento dei costi delle materie prime,
impossibilità di ulteriori recuperi di efficienza. Uno stato di cose
che secondo gli industriali durerà per tutto il 2010, con una progressiva
uscita solo nel 2013.
La grande maggioranza delle imprese del settore continua comunque a
credere nel ruolo chiave del Made in Italy, e proprio per questo chiede
con forza che sia tutelato dalla legislazione non solo italiana ma europea.
Il modello italiano può superare la crisi: il 60% degli intervistati esalta
il ruolo decisivo delle piccole imprese, garanzia di creatività, qualità, artigianalità,
flessibilità e servizio al cliente. Condizione necessaria, però,
è una maggiore collaborazione: servono alleanze, partnership, consorzi
soprattutto per presidiare direttamente la distribuzione da parte delle
imprese e per migliorare la penetrazione nei nuovi mercati. “Sono quelli
da cui ripartire per uscire definitivamente dalla crisi: il peggio è passato
e il Made in Italy ha ancora delle chances”, spiega Michele Tronconi,
presidente di Smi. Intanto, torna a crescere la fiducia dei consumatori.
Ad aprile, secondo l’inchiesta realizzata dall’Isae, l’indice si posiziona a
107,9 (era 106,3 a marzo), più che recuperando la flessione dell’ultimo
mese. (Federico Lovato)