Martignon (Atv): Necessario porre fine ai laboratori clandestini


Negli ultimi mesi i media se ne stanno occupando quasi quotidianamente: i laboratori clandestini stanno davvero emergendo pian piano da tutte le zone d’Italia con le loro storie di sfruttamento e violazione dei più elementari diritti umani. Solo nel primo trimestre del 2010 nell’Ascolano sono state scoperte 17 attività produttive condotte da cinesi con 34 lavoratori in nero e 4 clandestini. A Bologna nei mesi scorsi in un magazzino sono stati trovati i laboratori di tre aziende cinesi di cui una completamente sconosciuta al fisco. A Fermo e altre località delle Marche sono stati arrestati tre cinesi e sequestrati tre immobili tra cui perfino un palazzo di tre piani. Sconcertante la situazione rilevata anche nella provincia di Treviso con il ritrovamento, nei mesi scorsi, di veri e propri laboratori-lager. Ma quali proposte possono essere messe in atto per arginare il problema? Significativa la recente presa di posizione del questore di Treviso Carmine Damiano che, nel definire il fenomeno una vera e propria emergenza, ha posto l’accento sul fatto che i laboratori cinesi che utilizzano manodopera clandestina e sfruttamento del lavoro nero non sono più tollerabili, né dal punto di vista economico, né da quello della sicurezza: “Altrimenti – egli ha sottolineato – la conseguenza è la riduzione in schiavitù di decine di giovani cinesi costretti a lavorare per dodici ore al giorno nei laboratori”. E di questo avviso è anche il vicepresidente dell’ATV Daniele Martignon. “Da tempo egli sottolinea - anche le nostre zone sono interessate dal fenomeno dei laboratori clandestini con conseguenze che quotidianamente si possono toccare con mano, sia sul piano economico che di impatto morale. Le preoccupazioni che ci angustiano non riguardano il tema della concorrenza con il laboratorio cinese. Anzi, saremmo ben lieti che nascessero nuovi laboratori intenzionati a portare avanti il sapere artigiano della Riviera del Brenta. Con tutte le carte in regola, però, come richiede la legge italiana. Le nostre aziende, presenti sul mercato anche da più di 20 anni, hanno seguito l’evoluzione delle normative di legge investendo denaro per la qualità degli ambienti del lavoro e per la prevenzione degli infortuni. I laboratori clandestini non hanno nulla di tutto ciò, anzi sfruttano gli operai facendoli lavorare anche più di 12 ore al giorno negando loro le più elementari necessità di vita. Così facendo è chiaro che si impongono sul mercato con il prezzo, perché non essendoci regole, è facile essere competitivi. Per questo la nostra associazione desidera trovare sostegno nelle forze politiche, nei sindacati e di tutte le Istituzioni che possono fermare questa piaga che si sta ormai, e non da adesso, diffondendo a macchia di leopardo. E’ dunque nostra intenzione favorire al più presto incontri con le cariche politiche regionali e sindacali (con le quali abbiamo già avviato proficui contatti), al fine di difendere il nostro lavoro e debellare una piaga, come quella dello sfruttamento di esseri umani che dovrebbe, davvero, rientrare al di fuori delle logiche e delle convenienze di mercato. Per cementare il sodalizio ed illustrare i prossimi passi del programma, l’Associazione Tomaifici Terzisti Veneti ha programmato una cena conviviale per sabato 29 maggio presso la Trattoria “La Capinera in via Martinoni 114 Pianiga (Ve). Sono invitati a partecipare tutti gli iscritti e quanti desiderano aderire a questa Associazione che pone al primo posto la difesa di un settore che noi consideriamo di alta artigianalità della Riviera del Brenta”. (Diego Mazzetto) Per info e contatti: Associazione Tomaifici Terzisti Veneti Via Marconi n°1, Dolo (Venezia) Tel. 041- 5101846 041-5730969 E-mail: atomveneti@libero.it
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