Manolo Blahnik, a tu per tu con il genio
Tachicardia, palpitazioni, forte emozione e mancanza di salivazione in bocca... esagerata? No, non credo, oggi incontrerò Manolo Blahnik in persona! Non sono corsa in capo al mondo per trovarlo e non l’ho dovuto nemmeno pedinare per i sobborghi delle grandi metropoli, mi è bastato venire a Vigevano.
C’è un perché a questo: Vigevano è una delle città simbolo della manifattura calzaturiera e quindi della scarpa. Ed infatti il designer è stato scelto come testimonial in occasione della presentazione del nuovo Museo Internazionale della Calzatura e le sue rinnovate sale espositive. Un grande onore quindi sia per lui, proveniente dall’estero e scelto per promuovere un’immagine del Made in Italy, ma al
contempo motivo di grande orgoglio anche per il Museo italiano, avere un testimonial di calibro internazionale.
Arriva il momento: Manolo Blahnik entra in sala. Appena me lo vedo arrivare accompagnato dalla nipote, con addosso uno splendido paio di Mary Jane, la sua immagine mi colpisce dritto al cuore e subito mi intenerisco: è un simpatico vecchietto con i capelli
bianchi, occhialini rotondi tartaruga, vestito con un abito scuro ed un papillon viola a pois bianchi, babbucce in camoscio ai piedi con fiocco, calzini a
righe grigi e cappotto blu: insomma tutto il contrario di come me lo sarei immaginato, ma è dolcissimo. Molto diverso dalle poche foto presenti in
internet (sono molto più numerose infatti quelle che immortalano le sue creazioni) che lo ritraggono tra l’altro solo in pose plastiche o durante circostanze ufficiali.
Maniere gentili, educazione impeccabile, termini italiani ricercati ed un fascino un po’ rétro: proprio un uomo d’altri tempi.
Ma veniamo al momento più importante: l’incontro. Fra tutte Giusy Ferrè è stata scelta per intervistare Manolo Blahnik sul modo in qui oggi si interpretata la femminilità, partendo proprio dall’accessorio scarpa.
“Disegnare scarpe per me non è un lavoro, ma la gioia della mia vita – ha dichiarato il designer -, adoro esprimermi con esse. Mi ispirano le donne come Sofia Loren, Monica Vitti, Claudia Cardinale, Stefania Sandrelli e tutte le bellezze del sud che esprimono classe e passione. L’influenza
nasce anche dai tanti oggetti d’uso quotidiano che possono diventare forma d’arte se posti nell’ambiente giusto. Se la scarpa è studiata nei suoi materiali, nelle sue forme e nei preziosi dettagli certamente può essere innalzata ad oggetto d’arte capace di trasmettere e comunicare emozioni”.
Ha dato quindi una visione molto creativa e culturale della scarpa, allontanandosi da quell’allure di glamour e d’immagine patinata che perennemente si associa alla sua griffe e quindi al suo nome, paragonandola più volte ad un’opera d’arte e non ad un semplice accessorio. L’unico filrouge tra questa concezione e quella di ogni fashion-victim? Beh forse che entrambe sanno emozionare, ma per il designer ciò avviene guardando un quadro in una galleria, per ognuna di loro invece fermandosi in adorazione fuori di una boutique che porta la sua firma!
Ha preferito non rispondere ad alcuna domanda di tipo economico o aziendale e quando qualcuno del pubblico presente ha provato a chiedergli in merito all’adorazione del personaggio di Carrie di Sex&the City per le sue scarpe, ha un po’ deviato il discorso: “Mah a me quelle cose non piacciono, mi sono fatto prestare i dvd ma quelle cose non fanno proprio per me”. E ha detto che lui non ha mai seguito molto la serie, forse è solo troppo stanco di essere sempre associato a Carrie Bradshow. E probabilmente negli anni questa può essergli sembrata una vena consumistica troppo invasiva per la sua creatività aulica.
“E’ vero il mio è uno dei marchi più famosi del mondo - ha aggiunto Manolo
Blahnik - e non ho mai fatto pubblicità. Credo che la qualità parli da sola e come in passato il passaparola vale più di qualsiasi investimento pubblicitario”. Nel mondo della moda però non è che questo funzioni per tutti, anzi. Il resto dei suoi colleghi pianificano infatti ogni anno milioni e milioni di euro in campagne
pubblicitarie su diverse tipologie di
mass media.
“Io in generale non seguo particolari
trend quando creo – ha concluso
il designer -, perché è risaputo che le
mode vanno e vengono. La cosa da cui
parto è sicuramente la comodità, non
l’estetica e le caratteristiche essenziali
delle mie scarpe sono proprio l’eleganza
e la comodità, poi viene tutto il resto.
Ogni mercato inoltre è differente: in
California vanno scarpe molto colorate,
nel resto degli Stati Uniti più tristi e
rigorose, nere o marroni, a Londra invece
vendo anche modelli più particolari
e quindi la distribuzione è diversificata
a seconda delle nazioni”. Blahnik ha
spiegato poi anche il suo grande legame
con gli artigiani italiani (“bravissimi e
fondamentali per le sue creazioni”) e
con la città di Vigevano, dove in passato
ha trascorso molto del suo tempo: “Di
fronte alla Piazza di Vigevano mi sono
sempre sentito così piccolo, la sua bellezza è talmente immensa, la considero meravigliosa e la porto sempre nel mio cuore.
Credo che il nuovo Museo porterà entusiasmo a tutte le persone che amano
le scarpe e sicuramente curiosità in chi
da loro poca importanza”. (Erica Trincanato)