Milano moda donna 2009
Le collezioni prèt-a-portèr per il prossimo autunno/inverno 2009/2010 variano dallo scuro e tenebroso allo sgargiante ed eccentrico. Ad ogni donna il proprio tratto distintivo grazie all’aiuto di qualche accessorio stravagante.
Sarà per via della crisi che inizia a farsi sentire anche nei settori più alti, o per il momento che l’economia mondiale sta attraversando o ancora per un periodo di riflessione che tutti sembrano aver adottando, ma sta di fatto che anche il mondo della moda sembra essersi dato come si suol dire una bella calmata.
Nessuna esagerazione ed alcuna speculazione, ma fatti. La fashion week del pret-a-portèr tenutasi a Milano dal 25 febbraio al 4 marzo 2009 ha deciso di andare in scena in un clima decisamente più pacato, meno urlato e quasi di sottofondo. Alcune polemiche, come sempre sono sorte prima ancora del suo inizio e qualche osservazione da parte degli organizzatori era infatti già nell’aria. “In accordo con Parigi, Londra e New York siamo riusciti a spostare la settimana della moda da sabato a sabato canonico a mercoledì e mercoledì – ha dichiarato Mario Boselli, presidente Camera Nazionale della Moda Italiana -, con solo un week-end quindi di mezzo per la gioia di giornalisti e buyer che tanto ci tenevano e per il dolore di tutti gli addetti ai lavori, visto che in tale modo ne è derivato un risultato più che negativo: troppe sfilate in troppo poco tempo. Un vero e proprio disastro a mio parere, solo per accontentare pochi e far fare le corse a tutti gli altri”. Sulla stessa linea anche l’assessore del Comune di Milano Massimiliano Finazzer Flory: “Ci aspettavamo e ci aspettiamo in futuro, senza fare polemiche, maggiore partecipazione e sostegno da parte degli stilisti, soprattutto per un apporto più grande alla città di Milano. Le critiche ci sono e fin troppe, sarebbero meglio delle risposte più concrete”. Ed ha aggiunto: “Entro un anno spero possa aprire a Milano il Museo della Moda. Non è possibile infatti che una città come Milano, la capitale per eccellenza della moda, non ne abbia uno. Si inizia con la collezione presentata al Castello Sforzesco, ma spero questa sia una delle numerose iniziative che ci sono state e che ci saranno ancora e che poi conglomeranno in questo museo che rappresenterà uno dei poli più importanti e d’attrattiva di questa città”. “Sia il discorso del Museo della Moda che le varie iniziative durante Milano Moda Donna sono delle belle novità – ha concluso Mario Boselli -. Noi dobbiamo fare delle cose eccelse visto il gap, dobbiamo fare di più. Proprio nei giorni scorsi sono stato a Parigi e credo che noi dobbiamo arrivare al loro livello!”.
In passerella sono state presentate ben 231 collezioni, con 92 sfilate (di cui 9 doppie) per 83 marchi di cui 4 fuori calendario. Nel solo Milano Fashion Center ben 40 marchi, mentre altri 43 in esterno, 97 presentazioni open-day e 75 presentazioni su appuntamento.
Ad aprire il calendario ci ha pensato, come ormai da tradizione, Elena Mirò con le sue taglie morbide alle quali sono seguiti gli New Upcoming Designers, tra cui Alessia De Pasquale, Marta Forghieri, Anatonio Romano, Alessia Xoccato e poi c’è stato l’atteso esordio dello storico marchio Carla Carini rilanciato dalla stilista Deborah Sinibaldi. I grandi nomi si sono divisi tra il secondo, terzo e quarto giorno: rispettivamente Giorgio Armani, Gianfranco Ferrè e Burberry, Bottega Veneta, Emilio Pucci, Moschino e Gucci, Marni, Roberto Cavalli, Salvatore Ferragamo e Prada.
Dsquared2, John Richmond, Fendi e Versace hanno invece optato per lunedì, nomi meno popolari hanno concluso la settimana e il compito di tirare il sipario è toccato a Carlo Tivioli.
Davvero migliaia gli addetti ai lavori che hanno permesso la realizzazione della fashion week più attesa dell’anno e più di 2.000 i rappresentanti dei media tra quotidiani, magazine e televisioni. Interamente coinvolta la città di Milano e la sua cittadinanza grazie ai cinque maxi schermi posizionati nelle piazze di San Fedele, San Babila, Carlo Magno, Cordusio e Cairoli che hanno cercato di far vivere l’emozione delle passerelle primavera-estate 2009.
Ma parliamo ora di ciò che più ci interessa: la moda per il prossimo autunno-inverno 2009/20010. Nonostante il mood minimal e molto più tranquillo rispetto le altre edizioni, riscontrato nell’organizzazione della kermesse, c’è da dire che gli stilisti hanno dato ampio sfogo alla propria creatività: gran parte di essi hanno puntato sul punk, noir e richiami del passato, a differenza di altri che hanno messo in evidenza divertimento e ironia privilegiando nuance accese e forme stravaganti ma perfettamente mettibili. Due linee diverse, due schieramenti opposti ma qualche forma di fil-rouge c’è effettivamente stato. A decretare quali avranno intrapreso la direzione vincente saranno ovviamente le vendite, certo è che ogni griffe a fatto risaltare la propria anima a volte con qualche innovazione, altre con qualche ritorno agli anni passati.
Un nuovo senso dell’immagine e dello stile fluttua da Blumarine donando alla volontà di esprimersi un’unica identità in continua trasformazione. Anna Molinari punta sulle forme fluide, pulite ed essenziali dei tailleur in cachemire, nei tuxedo, nei caban e nei cappotti dal taglio maschile. Lunghezze ridotte per le gonne che si alternano ai miniabiti. Colori accesi che richiamano la pop art dipingono micro piumini, cappotti e chiodi in pelle: giallo acrilico, rosa shocking, verde acido. Queste le nuance predilette che prendono vita grazie a grafiche floreali, astratte o effetto spray impreziosite da applicazioni di dettagli in rilievo. Linee pulite anche da Frankie Morello che grazie alle loro geometrie anni ’60 e volumi esagerati, ma nel totale rispetto del buon gusto, sono riusciti a fare di una sfilata un ironico e divertentissimo matrimonio. Elette come dettaglio irrinunciabile sicuramente le perle, davvero onnipresenti nei dettagli, negli accessori e in altre forme che hanno sorpreso per la loro singolarità.
Sovrapposizione è la parola d’ordine in casa Missoni. Una nuova armonia dettata dalla casualità, dalla fantasia e dalla memoria, in grado di organizzare segni tra loro opposti e lontani. Delineata interpretazione del put together: sovrapposizioni di tessuti e colori per un’unica trama. A cominciare dalla sciarpe vaporose, dai morbidi cardigan, dagli ampi cappotti decostruiti e revers allungati per cappotti e blazer da uomo. Una vera e propria celebrazione della maglieria, definita dalle forme e dalle proporzioni in puro stile della maison.
E’ una donna appariscente ed esibizionista quella pensata da Frida Giannini per Gucci. Una femminilità ambigua, decisamente androgina e a metà tra l’emisfero maschile e quello femminile; con richiami anni ’80 e dettagli rock da farla quasi sembrare appena uscita dallo Studio 54.
Mood rockettaro e sexy anche da Roberto Cavalli che con la sua collezione cerca di ritornare alle origini della sua carriera puntando ad una donna aggressiva ma elegante, che non rinuncia a quel suo lato chic. E allora spazio a borchie e lacci, stivali inguinali ed abiti seconda pelle con tanto di pellicce lunghe. Il tutto mixato in maniera sapiente da chi riesce a far passare per novità qualcosa che c’è già stato, andando controcorrente e facendo la differenza forse proprio per questo. Miuccia Prada punta sulla peccaminosità femminile e lo fa scegliendo il mondo della caccia e quello della pesca. Toglietevi qualsiasi immaginario cheap che vi possa venire in mente, perché stiamo parlando di Prada! A fare da padrone diverse interpretazioni di donna: prima selvaggia, poi sexy ed infine dark con un unico legame la fuga dalla campagna per un appuntamento glamour in città. Ecco il ritorno del talleur (sul quale moltissimi hanno puntato) con la sua sobrietà ed indiscutibile perfezione. Antonio Marras sceglie di prediligere il patchwork legandosi al mondo dell’arte. Architetture strutturali per Salvatore Ferragamo. Fantasie floreali da Marni con le riconoscibili calzature-struttura che lo fanno contraddistinguere da tutti.
Ancora tanti sarebbero da nominare e da descrivere, ma le parole a volte servono poco e le immagini sono invece più dirette e arrivano in maniera immediata. Spazio alle foto quindi e largo alla fantasia, senza dimenticare di vivere l’interpretazione in maniera del tutto personale e unica per decretare infine un vostro giudizio. Non vi sentite competenti? Poco importa, di competente avete noi giornalisti della moda che ci attacchiamo alle ispirazioni, alle tecniche di lavorazione e ai dettagli. Fate come faccio io a volte quando non devo scrivere ma voglio provare piacere, lasciatevi trasportare dal bello: tessuti, colori, forme. Non sono direttive, ma emozioni. Quindi signori guardate e lasciatevi emozionare. E’ una delle cose più belle e più sorprendenti che la moda riesce a fare. (Erica Trincanato)